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Progetto SOS – I risultati dell’anno scolastico 2019-2020

Più di milleduecento studenti coinvolti, di oltre 70 classi, in 28 scuole di Torino e provincia. Ecco i numeri di “Sostegno Orizzontale Studenti – S.O.S”, ormai uno dei più importanti progetti italiani di “peer education” (in cui  i migliori aiutano chi è in difficoltà) che partirà nei prossimi giorni. Grazie alla collaborazione delle fondazioni Giuseppe Ferrero e La Stampa – Specchio dei tempi, nonchè al contributo di Banca Intesa San Paolo, quest’anno il progetto sarà realizzato in 28 Istituti del territorio torinese e metropolitano, scelti attraverso un bando pubblico con il supporto dell’Ufficio Scolastico Regionale. 

L’obiettivo è semplice, dare supporto a chi ha bisogno di uno stimolo in più per affrontare gli impegni scolastici. Grazie a S.O.S. le scuole organizzeranno pomeriggi di studio all’interno dei propri locali per permettere a ragazzi in difficoltà di colmare le proprie lacune grazie all’aiuto dei loro stessi compagni, che vestiranno i panni di tutor, supervisionati da un insegnante. L’obiettivo non è solo quello di migliorare il voto scolastico, ma anche quello dì avvicinare i ragazzi a temi quali la solidarietà, la condivisione e l’empatia.

“I punti di forza del nostro progetto sono fondamentalmente due – racconta il Presidente della Fondazione Giuseppe Ferrero, Luca Iorfida – il primo riguarda la stipula di un vero e proprio contratto, che noi chiamiamo “patto educativo”, a firma di tutti gli attori coinvolti che sintetizza diritti ma anche i doveri di chi si impegna nel progetto; il secondo consiste nella possibilità di riconoscere, ai ragazzi che fanno da tutor ai loro compagni, un piccolo voucher da “investire” in materiale scolastico a titolo di valorizzazione del tempo e dell’impegno impiegati nelle attività”.

Anche la Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi non nasconde la soddisfazione: “Questo progetto – spiega il vicepresidente operativo, Angelo Conti- cinque anni fa era attuato in una sola scuola torinese, l’Istituto Comprensivo Pertini. A noi non sono sfuggite le sue potenzialità ed abbiamo deciso di condividere con la Fondazione Ferrero il suo sviluppo, finanziando il costante aumento di scuole coinvolte. Quest’anno abbiamo al nostro fianco anche il Fondo di beneficienza di Banca Intesa Sanpaolo che ci consente di  accogliere le richieste di molte altre scuole. E’ il successo di una bella idea ma anche di chi ci ha creduto fermamente, impegnando risorse ed entusiasmo”.

Quest’anno verranno coinvolti gli istituti scolastici secondari inferiori del capoluogo Norberto Bobbio, Leonardo Da Vinci, Sandro Pertini, Corso Racconigi, Michele Rua, Giuditta Sidoli, Umberto Primo e quelli afferenti all’area metropolitana Scuola Media Brignone (Pinerolo), IC Piossasco 1, IC Piossasco 2, Paola Garelli (Rivalta), Franco Marro (Villarperosa), IC Balangero nelle sue tre sedi di Balangero, Mathi e Cafasse. Le scuole superiori coinvolte saranno, invece, i licei Domenico Berti, Renato Cottini, Aldo Passoni, Andrea D’Oria (Ciriè), Giovanni Francesco Porporato (Pinerolo), l’ente di istruzione professionale ENAIP, gli istituti tecnici Carlo Grassi, Ettore Majorana (sedi di Grugliasco e Torino), e Bernardo Vittone (Chieri) gli istituti di istruzione superiore Quintino Sella- Alvar Aalto – Luigi Lagrange ed Albe Steiner.  

12 Dicembre 2019/da admin
http://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2019/02/Fondazione-giuseppe-ferrero-logo.png 0 0 admin http://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2019/02/Fondazione-giuseppe-ferrero-logo.png admin2019-12-12 19:07:112019-12-12 19:09:20Progetto SOS - I risultati dell'anno scolastico 2019-2020
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Progetto SOS – Diamo i numeri

 Progetto SOS
Il progetto SOS – Sostegno Orizzontale Studenti, svoltosi nell’anno scolastico 2018/2019, ha visto la partecipazione complessiva di 9 scuole.
Hanno partecipato gli istituti superiori torinesi Majorana, Passoni, Albe Steiner e le scuole secondarie inferiori Norberto Bobbio, Umberto Primo, Sandro Pertini e Via Sidoli; hanno aderito da Grugliasco l’istituto superiore Majorana e la secondaria inferiore 66 Martiri.
Un totale di 372 ragazze e ragazzi coinvolti, dei quali 120 con il ruolo di tutor.
In questi giorni sta avvenendo la distribuzione delle card con le quali la Fondazione valorizza il tempo impiegato dagli studenti.  Dalle scuole soddisfazione per l’opportunità concessa ai ragazzi e il riconoscimento unanime della validità dell’intervento.
Il progetto SOS è notevolmente cresciuto rispetto alla fase di avvio, quattro anni fa, e crescerà ancora molto.
Per la aderire al progetto nell’anno scolastico 2019/2020, è necessario partecipare al Bando indetto dalla Fondazione Giuseppe Ferrero, con il contributo della Fondazione La Stampa Specchio dei Tempi, ed iscriversi compilando l’apposito form a questo link.
6 Giugno 2019/da admin
https://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2019/06/bando-scuole-fondazione-giuseppe-ferrero.jpg 992 1900 admin http://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2019/02/Fondazione-giuseppe-ferrero-logo.png admin2019-06-06 09:38:472019-06-06 10:06:29Progetto SOS - Diamo i numeri
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Prevenzione dispersione scolastica ’17-’18

Il progetto consiste in un’attività di tutoraggio per studenti con consulenza e sorveglianza da parte dei docenti degli istituti aderenti all’iniziativa.

L’obiettivo è il supporto degli studenti che presentano carenze nel proprio percorso scolastico creando i presupposti per una minor incidenza del fenomeno della dispersione scolastica nonchè una maggiore inclusione sociale.

Le discipline scolastiche potranno riguardare sia le materie “classiche” che altre più legate all’inclusione ed al sentirsi parte di un’istituzione che soddisfa i propri bisogni sia in termini di competenze trasversali di cittadinanza sia di promozione della propria autostima.

Le indagini OCSE PISA 2003 e PISA 2006, relative sia agli ambiti scientifici che a quelli di problem solving, mettono in evidenza una carenza nelle competenze di base degli studenti italiani e la loro scarsa motivazione verso gli studi tecnico-scientifici nelle facoltà universitarie.

Il lavoro sulla motivazione degli studenti e sul loro coinvolgimento nei processi di apprendimento si inserisce in questo contesto. Quanto più la didattica sarà pratica, vicina al mondo degli studenti poco avulsa dal contesto in cui essi vivono, tanto più sarà inclusiva e ridurrà i fenomeni di demotivazione e di abbandono.

Dal punto di vista pratico l’attività prevede, in modo informale, la formazione di nuclei spontanei di studio come forma di mutuo aiuto da parte degli studenti più motivati verso quelli più in difficoltà. Quanto indicato potrebbe risolversi anche in una eventuale apertura pomeridiana della scuola che generi maggior senso di appartenenza nonché unità all’interno dei gruppi in classe.

La promozione del sostegno reciproco lascia meno soli i ragazzi a rischio dispersione e li fa sentire partecipi alla comunità.

La scelta riguardo la selezione degli studenti partecipanti potrebbe avvenire con il supporto del consiglio di classe, in base alla documentazione e in relazione a problemi sociali e familiari, all’elevato disagio scolastico (identificabile con notevoli assenze o gran numero di note disciplinari), nonché alle carenti competenze di base che ostacolano l’apprendimento ed il raggiungimento di livelli di sufficienti di competenza nelle singole discipline.

L’iniziativa potrebbe coinvolgere le scuole secondarie di primo e secondo grado. Per quest’ultime le classi di riferimento potrebbero riguardare quelle del biennio.

 

Scopri di più su: https://www.fondazionegiuseppeferrero.org/prevenzione-dispersione-scolastica-17-18/

 

 

8 Gennaio 2018/da admin
https://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2018/01/dispersione17-18_2.png 433 1200 admin http://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2019/02/Fondazione-giuseppe-ferrero-logo.png admin2018-01-08 16:53:082019-02-24 16:04:31Prevenzione dispersione scolastica '17-'18
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Il miele che dà lavoro

Di seguito l’articolo apparso su La Voce del Tempo di di Federica Bello del 08/09/2016

«Non potrò mai dimenticarmi quel venerdì di 7 anni fa… accompagnai il mio socio all’aeroporto, gli dissi di farmi avere notizie della moglie appena fosse arrivato in Brasile. Non potevo immaginare che non l’avrei più rivisto e che oggi aspetto ancora quella telefonata, perché due giorni dopo, il lunedì al mio rientro in fabbrica trovai i finanzieri a prelevarmi. Tutto sotto sequestro, in un attimo tutto perso: il lavoro, i risparmi di una vita, la casa, perchè il mio socio mi aveva truffato ed era scappato. Ero all’oscuro di tutto, ma eravamo cresciuti insieme in Puglia, emigrati insieme, amici da sempre, non potevo immaginare le truffe, gli ammanchi. 15 giorni fa si è concluso il processo con la mia piena assoluzione, ma nulla tornerà come prima».

Francesco (il nome di fantasia) vive oggi a Cavagnolo è uno dei 5 ospiti di Agrisister la nuova «sperimentazione» della Caritas diocesana avviata in primavera che il 5 settembre è stata visitata da mons. Nosiglia. Una visita per conoscere il progetto, per ascoltare le storie e condividere un pomeriggio con chi, superati i 60 anni, ha avuto l’opportunità di lasciare la strada, di imparare a lavorare la terra e allevare le api, di guardare al futuro di nuovo con dignità, in attesa di una casa popolare o del raggiungimento della pensione.

Questo è Agrisister: un «circolo virtuoso» di solidarietà destinato a chi non è più giovane e vive per strada, vive l’umiliazione di essersi lasciato alle spalle una vita diversa, sfuggita all’improvviso per la crisi, per errori, senza prospettive… «Agrisister – ha spiegato Emanuele Ferragatta, presidente della Cooperativa Synergica, partner del progetto – è anzitutto una casa. Una casa dove queste persone vivono in una dimensione famigliare. Non c’è nessuno che li sorveglia, sono persone che ricominciano a partire da una convivenza autonoma e da un’opportunità di lavoro quello agricolo che hanno dovuto imparare e che al momento più che autosufficienti economicamente, li rende di nuovo attivi e utili, perché i loro prodotti vengono distribuiti alle famiglie sfrattate accolte e seguite dalla Caritas».

AGRISISTER_2016-18

Una casa nel verde, alla sommità di una collinetta, una casa, con un terreno che si perde a vista d’occhio che Mimmo Sambataro ha voluto affidare in comodato gratuito alla Caritas per 5 anni. «Volevo che questa casa della mia famiglia – racconta – che da anni non era più abitata e che questa terra potessero essere ancora utilizzate e mi rivolsi a mons. Gian Franco Troja, rettore del santuario di San Giuda a Racconigi.  Lui mi ha messo in contatto con la Caritas e ora sono contento di vedere che queste persone che prima vivevano per strada ora la possono usare».

«Io ho girato tutti i dormitori d’Italia  – prosegue Francesco – so cosa vuol dire dormire al binario 20 e avere ora di nuovo una casa, ma soprattutto un’occupazione….». «Lo sa – sottolinea rivolgendosi a mons. Nosiglia – che per me che ho lavorato una vita la cosa peggiore è stare senza far niente? Un piatto di pasta un letto lo si trova, ma alla nostra età chi ti riprende?».

Accompagnano soddisfatti l’Arcivescovo a vedere le stanze, la cucina, il locale che usano per il miele e che, in attesa delle autorizzazioni dell’Asl, dovrebbe diventare un vero e proprio laboratorio per produrlo e venderlo.  Ora sono in tre, perché due  hanno avuto un’opportunità lavorativa e sono appena andati via, ma verranno presto rimpiazzati. «Qui possono stare per circa 18 mesi – spiega il direttore della Caritas, Pierluigi Dovis, – imparano, grazie all’aiuto di Nicola Cossù, agrotecnico che fa loro lezioni di orticultura e apicultura, a lavorare la terra e a occuparsi delle api: 5 arnie che hanno già prodotto 60 kg di miele. Vivono soli, ma un volontario, Enzo Misuraca, insegnante in pensione e vicino di casa, spesso fa loro visita e condivide l’impegno nell’orto. E poi Pamela Bongiovanni educatrice di Synergica li segue passo passo nell’autonomia».

«È un po come una mamma  – scherzano presentandola all’Arcivescovo – ci controlla se siamo ordinati, come teniamo la casa». E l’incontro con mons. Nosiglia continua all’insegna della familiarità, gli ospiti si raccontano, ripensano alla loro storia: Santino 60 anni, 32 di lavoro come metalmeccanico poi la fabbrica ha chiuso e lui senza lavoro ha perso tutto; Angelo (nome di fantasia), 63 anni, impegnato nel settore dell’artigianato di lusso rovinato da una rapina si è lasciato alle spalle una vita agiata, la barca le casa di oltre 200 metri quadri: «Chissà cosa mi direbbe ora mio padre che aveva i vigneti in questa zona e che quando andavo a trovarlo si arrabbiava perchè non lo aiutavo e ora sono qui a piegare la schiena nell’orto… ma qui per me il lavoro è anche non aver tempo per pensare a quanto è successo, perché per noi che avevamo una vita diversa la condanna è continuare a cercare un perché all’essersi trovati per strada, ad aver dovuto vergognarsi, nascondersi per non far sapere…».

«Un lavoro per non abbattersi, per sentirsi ancora persone, per riuscire ad arrivare alla pensione senza perdersi… questo è lo spirito – conclude Dovis – di Agrisister – Vedere la terra che loro coltivano che porta frutti è un messaggio, per loro può ancora essere tempo di frutti, tempo di sperare, di lasciarsi alle spalle quello che quel tempo passato in strada, quel fondo toccato quando hanno perso casa, lavoro amici». «La vita è un mistero – conclude l’Arcivescovo – ma non bisogna perdere la speranza e voi che siete qui lo sapete bene, è difficile ma si può ricominciare».

[Fonte]

13 Settembre 2016/da admin
https://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2016/09/mielechedalavoro.png 433 1200 admin http://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2019/02/Fondazione-giuseppe-ferrero-logo.png admin2016-09-13 17:16:252016-09-13 17:19:44Il miele che dà lavoro
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La detenzione minorile in Italia: un’università del crimine?

Riportiamo l’articolo apparso il 6 settembre 2016 su Il Sole 24 Ore di Luca Iorfida (presidente della Fondazione Giuseppe Ferrero)

Ieri, 5 settembre 2016, si è verificata una rivolta nel carcere minorile di Benevento. I ragazzi avrebbero devastato diverse celle, ferendo due agenti, e adducendo motivazioni tutte da verificare. Ciò che non deve essere verificato è il reiterarsi di episodi simili. Echeggiano le dichiarazioni di Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria): «il carcere è un’università del crimine». Lungi dal voler aprire una polemica nell’ambito del sistema penale minorile, bensì un dibattito costruttivo, ritengo che quanto accaduto in queste ore ci spinga a riconsiderare il ruolo educativo della pena.
Visto dall’esterno, sorge il dubbio che si stia svilendo il ruolo pedagogico e di recupero, portando avanti un istituto che non riesce ad andare oltre la comminazione e l’espiazione di una pena. Se è vero che le carceri minorili sono luoghi in cui si sommano i disagi, e possono diventare scuole di crimine attraverso la contaminazione ambientale, allora è lecito chiedersi se la nostra società desidera davvero che i propri figli frequentino una scuola simile.
Da alcuni mesi la nostra Fondazione ha preso a interrogarsi sull’esportabilità in Italia di un percorso alternativo alla detenzione, già avviato in diversi paesi europei, che contempla una sorta di “buon cammino”: il ragazzo o la ragazza percorre una lunga camminata (almeno 30 giorni), in compagnia di un educatore o un’educatrice (non per forza professionisti, ma anche volontari con esperienza nel sostegno al disagio minorile), che svolge il fondamentale ruolo di tutor. Non si tratta di una semplice misura alternativa alla detenzione, ma anche di un momento di redenzione sociale, di riflessione.
La Fondazione sarà presente al momento di confronto organizzato a Dresda nell’ambito del progetto europeo Erasmus e “Walking Transitions”, dal 13 al 15 settembre prossimo: la discussione con gli interlocutori istituzionali e con le associazioni italiane che hanno avuto la nostra stessa intuizione è appena avviata.
Si tratta di un cantiere, aperto a tutte le riflessioni ed alle rimodulazioni. Si tratta di un processo che dovrà essere migliorato rispetto alle iniziative già sperimentate (in cui manca infatti il necessario progetto successivo al percorso, con inserimento lavorativo ed autonomia abitativa). Si tratta di una finestra aperta su un futuro migliore.

 

[Fonte]

6 Settembre 2016/da admin
https://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2016/09/DetenzioneMinorile.jpg 681 1920 admin http://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2019/02/Fondazione-giuseppe-ferrero-logo.png admin2016-09-06 12:50:352016-09-06 12:50:35La detenzione minorile in Italia: un’università del crimine?
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Accoglienza temporanea in coabitazione

Riconoscimenti

Il progetto:

L’idea progettuale, di seguito descritta, ha l’obiettivo di fornire una risposta che integri sostegni abitativi, formativi e lavorativi rivolti a persone che si trovino in una situazione di difficoltà abitativa.

Si tratta di un percorso di accoglienza temporanea in coabitazione presso una struttura sita a Cavagnolo Piemonte (provincia di Torino), nella quale gli ospiti selezionati verranno inseriti ed accompagnati al raggiungimento degli obiettivi di seguito elencati.

 

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Gli obiettivi:

Gli obiettivi che la proposta persegue sono i seguenti

 

  • Fornire ospitalità a persone che si trovano temporaneamente senza un’abitazione
  • Promuovere azioni di socializzazione attraverso la coabitazione e i rapporti con il territorio
  • Supportare gli ospiti nell’individuazione del proprio progetto di reinserimento abitativo ed eventualmente sociale attraverso azioni di accompagnamento mirate ad individuare e valorizzare le risorse personali
  • Implementare/apprendere nuove mansioni lavorative attraverso la realizzazione di tirocini formativi o lavori accessori, finalizzati a sostenere gli ospiti anche negli aspetti socializzanti del lavoro (rapporti coi colleghi, rispetto delle regole ecc)
  • Creare un modello ripetibile

 

I beneficiari:

La struttura ha una capienza massima di 5 ospiti, che verranno selezionati tra la rete di attori pubblico e privati, anche di concerto con il territorio.

Ad oggi sono stati inseriti uomini soli over 60, che non hanno a carico minori e che vivono un momento di difficoltà abitativa transitoria.

Gli ospiti sono stati selezionati attraverso segnalazione di progetti gestiti o collegati a Caritas Diocesana, progetti collegati all’Ufficio Pio, dagli incaricati del settore Emergenza Abitativa dei Comuni locali, con il Comune di Torino e Consorzi Socio Assistenziali dei territori limitrofi.

Le persone che verranno selezionate dovranno versare un piccolo contributo mensile a rimborso di una quota delle spese sostenute per la gestione della struttura e dovranno provvedere alla gestione dell’area verde circostante secondo le modalità riportate nel progetto.

Particolare attenzione verrà posta in fase di inserimento nell’ottica di mantenere quanto più possibile il mix sociale del gruppo, lavorando nell’ottica di sostenere relazioni, quanto più possibile, solidali tra pari.

Si prevede in futuro, inoltre, di coinvolgere un volontario formato del territorio che si impegna a coadiuvare le dinamiche di coabitazione e a supportare i professionisti nella gestione ed organizzazione delle mansioni.

Le azioni:

 

  1. Preparazione della struttura

 

Predisposizione degli spazi: Inizialmente la struttura necessitava di alcuni lavori di rispristino degli ambienti e di adeguamento degli spazi ai fini progettuali. Nel corso degli ultimi mesi sono stati eseguite alcune manutenzioni importanti come la messa a norma degli impianti, rifacimento della caldaia, ripristino del tetto, tinteggiatura degli interni, la pulizia del terreno e l’arredo. La struttura composta da 3 piani ed è attualmente predisposta per ospitare circa 5 persone.

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La tavernetta, che si trova al pian terreno, si presta a essere utilizzata come laboratorio (falegnameria, produzione miele, marmellate, trasformazione, etc..)

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La sala spaziosa al primo piano è stata pensata per essere utilizzata come spazio comune ed è adiacente alla cucina e al primo bagno.

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Al secondo piano ci sono tre camere da letto ed un secondo bagno.

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2.    Costruzione della rete

 

Attivazione della rete locale e progettuale: l’ente gestore di concerto con Caritas Diocesana si è occupato di prendere contatti con gli attori pubblico privati che a vario titolo ruoteranno intorno al progetto. Si prevede di prendere contatti con le parrocchie di zona, con i Comuni e  le Forze dell’Ordine per spiegare quali sono gli obiettivi progettuali. Attraverso questi primi contatti con il territorio verranno individuati altri soggetti che dovranno essere agganciati per la costituzione della rete.

Si intende collaborare, inoltre, con la Pastorale Migranti di Torno, l’Ufficio Pio, la rete del progetto Sis.Te.R., il progetto Housing First e Coldiretti ( per la parte di conduzione del terreno).

Importante per la buona riuscita dei percorsi di autonomia è che l’ospite abbia una rete solida di attori con diverse competenze alla quale possa rivolgersi per affrontare le problematiche (sociali, lavorative ecc) che hanno determinato il momento di difficoltà abitativa.

E’ prevista, inoltre, la presenza di un operatore professionista che avrà per gli ospiti  la funzione di case manager, coprendo quindi funzioni non solo legate al percorso di inserimento nel progetto, ma anche di raccordo con i diversi soggetti che a vario titolo parteciperanno al sostegno del percorso di autonomia.

 

3.    Selezione dei beneficiari

Individuazione dei potenziali ospiti in collaborazione con la rete. Le persone individuate sono state segnalate da enti diocesani o uffici con cui collabora la Caritas come il servizio adulti in difficoltà del Comune di Torino.

Percorso personalizzato: in fase di selezione sono stati concordati gli obiettivi di inserimento e il singolo percorso che il beneficiario seguirà durante la permanenza nella struttura. Tali accordi presi con gli ospiti verranno riportati nel ”patto di inserimento”, nel quale saranno contenute le regole di permanenza generali  ma anche gli obiettivi specifici sopracitati. Questo strumento, per quanto concerne la parte del percorso personalizzato, potrà essere rivisto nel corso dell’ospitalità.

Inserimento: l’inserimento previsto è di massimo 12/18 mesi di permanenza. L’ospite verrà accompagnato alla conoscenza del gruppo di coabitazione e alla condivisione delle regole con azioni specifiche.

 

4.    Attività

Percorsi di accompagnamento. Gli ospiti, come anticipato, saranno coinvolti direttamente nella gestione di compiti che riguardano il buon funzionamento della struttura (pulizie, manutenzione del verde, cucina ecc), Tale azione è supportata dall’operatore. Si reputa essenziale far svolgere direttamente a loro questi compiti, nell’ottica di accrescere il loro saper fare in materia di gestione domestica, con particolar attenzione all’educazione a tecniche di risparmio energetico ed economico. I beneficiari si occuperanno anche della gestione del terreno, come descritto in seguito. L’operatore incontrerà con una certa frequenza gli ospiti e accompagnerà loro nel raggiungimento degli obiettivi personali descritti nel “patto di inserimento”. Si prevede che potranno: seguire percorsi di formazione professionale; seguire corsi di lingua italiana (in caso di inserimento di persone straniere); essere inseriti in progetti specifici per la ricerca attiva di un’occupazione (come ad esempio i progetti di borse lavoro o quelli proposti dai centri per l’impiego); essere segnalati a servizi specifici per la presa in carico (assistenza sociale, Centro di Salute Mentale ecc).

Parallelamente ai percorsi individuali verranno organizzati dei momenti collettivi, presso la struttura, di formazione/accompagnamento con l’obiettivo da un lato di rinforzare il sapere dei beneficiari e dall’altro di creare occasioni più strutturate di condivisione del gruppo di coabitazione. Gli incontri avranno come oggetto il mondo del lavoro (regole dei contratti, come leggere una busta paga, come si può compilare un cv ecc), le regole per la conduzione di una casa (contratti, bollette, regole condominiali ecc) e contenuti specifici per la gestione del terreno.

Attività di agricoltura sociale: l’abitazione ha circa 8.000 mq di terreno di pertinenza. Si prevede (anche su indicazione di un agronomo che collabora con il progetto) di: impiantare delle colture che possano fornire materie prime per il sostentamento degli ospiti attraverso orti, allevare api per la produzione del miele, realizzare un piccolo laboratorio per la trasformazione di prodotti, sperimentarsi con lo zafferano. Si prevede di coinvolgere direttamente gli ospiti che, attraverso la gestione del terreno, apprenderebbero nuove mansioni lavorative e riceverebbero in cambio della prestazione un rimborso in voucher del lavoro accessorio che permetterebbe loro di sostenersi (250 € al mese a persona). Qualora fosse possibile in futuro commercializzare i prodotti si potrebbe sostenere una parte dei costi progettuali. Si pensa di coinvolgere Coldiretti in questa parte del progetto per creare una connessione con gli ospiti e qualche opportunità di formazione o impiego nel settore.

 

5.  Il personale

 

La Cooperativa Synergica metterà a disposizione un collaboratore specializzato per seguire  i beneficiari all’interno del progetto.

È prevista una supervisione e coordinamento interno per la verifica delle azioni e del raggiungimento degli obiettivi progettuali e una verifica periodica con la Caritas Diocesana.

Verrà individuato un agronomo per il sostegno di alcune attività specifiche ed una persona del progetto SISTER si occuperà della gestione tecnica dell’immobile ( bollette, manutenzioni ecc)

Operatore specializzato – 3,5 ore al giorno mediamente dal lunedi al venerdi ( c.a. 18 ore settimana)

Agronomo/apicoltore – consulenza formazione e monitoraggio allevamento Coordinamento/Accompagnamento – Sister

17 Agosto 2016/da admin
https://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2016/08/agrisister.png 1560 2077 admin http://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2019/02/Fondazione-giuseppe-ferrero-logo.png admin2016-08-17 15:37:012016-08-31 15:36:14Accoglienza temporanea in coabitazione
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La Fondazione prende forma

logo_fondaz

La Fondazione Giuseppe Ferrero ha lo scopo di assistere materialmente e moralmente i minori dimessi dagli Istituti di Prevenzione provvedendo ad impartire loro un’educazione religiosa, oltre che morale e civile.

L’origami, un semplice oggetto di carta, diventa simbolo di rinascita e di un “volo” che tutti hanno diritto a spiccare.

La leggerezza e insieme la forza di questo logo, rappresentano il percorso di vita che i ragazzi vogliono e devono proseguire. La giusta traiettoria in direzione di un futuro e di una società migliori.

Annunciamo con piacere la chiusura del bando complimentandoci con Francesca Orsi per il lavoro svolto.

23 Dicembre 2015/da admin
https://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2015/12/Fondazione_Background2.png 681 1920 admin http://www.fondazionegiuseppeferrero.org/wp-content/uploads/2019/02/Fondazione-giuseppe-ferrero-logo.png admin2015-12-23 12:42:262016-08-17 16:56:40La Fondazione prende forma

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